Gemella quasi identica alla mitica Land Rover 80 ecco, in una versione ex esercito belga perfettamente restaurata, la prima Landy costruita su licenza al di fuori dei confini inglesi
L’immediato dopoguerra del secondo conflitto mondiale vede gli eserciti di molti paesi europei (e non solo gli eserciti, ma anche i civili, gli enti e le organizzazioni più diverse) recuperare il recuperabile delle innumerevoli Willys abbandonate sul territorio dagli alleati. Ed è anche il momento in cui, nel 1948, la Rover & Co. Ltd (così si chiamava) presenta al Salone dell’Auto di Amsterdam, in Olanda, la sua Land Rover, la mitica “80 pollici”, capostipite di una lunga e vigorosa stirpe di 4×4 inarrestabili.
Ma che c’entra, si chiederà qualcuno, la Minerva con la Land della Rover (della quale sembra la perfetta o quasi fotocopia)? Presto detto. La Land 80 “Serie 1” sin dal suo apparire ha un successo incredibile e diventa la 4×4 più richiesta dalle forze di polizia, dagli eserciti e da molti utilizzatori professionali d’Europa. Tanto che la casa madre non ce la fa a stare dietro a tutte le richieste. Così nasce il presupposto di concederne la produzione su licenza al di fuori dei confini inglesi. Anche perché gli eserciti europei, soprattutto loro, preferiscono di gran lunga poter contare su un mezzo prodotto nel vecchio continente anziché dipendere dalle Willys e Jeep.
Tale prospettiva solletica diversi fabbricanti europei con in primo piano la Societé Nouvelle Minerva S. A., erede della Anonyme Minerva Motors, casa automobilistica belga, con sede ad Anversa, fondata nel 1904 da Sylvain de Jong e specializzata nella produzione di auto di lusso. Una produzione tanto prestigiosa al punto da arrivare, negli “anni venti”, a realizzare persino una lussuosa “six cylinder” capace di competere in prestazioni, lusso e affidabilità con l’inglese Rolls Royce facendole addirittura concorrenza sul suolo inglese. Ed è forse anche per questa provata capacità “qualitativa” che la Rover sceglie Minerva come partner per il primo esperimento di produzione di una Land fuori dai confini nazionali.
L’accordo, stilato alla fine del 1951, diventa operativo agli inizi del 1952 con le prime Minerva che, destinate all’esercito belga, escono dagli stabilimenti di Anversa. I numeri ipotizzati sono, per quei tempi, decisamente consistenti poiché il programma prevede la produzione, in cinque anni, di circa 10.000 Minerva 80 T.T. (la sigla starebbe ad indicare Tout Terrain). L’accordo tra le due case prevede che Minerva realizzi in proprio (sulla base della dima originale Land) sia il telaio che la carrozzeria, che però non è in alluminio, come quella originale, ma realizzata in lastre d’acciaio saldate. Per motivi di facilità produttiva e di lavorazione dell’acciaio (e fors’anche per distinguersi) le Minerva subiscono pure qualche “ritocco” estetico e funzionale. Come il frontale dai caratteristici parafanghi inclinati, tagliati a fetta di salame e l’accesso posteriore, che non prevede sponda ribaltabile, ma solo un taglio sagomato nella carrozzeria. Inoltre sono un po’ più spigolose nelle linee ed anche la mascherina radiatore è diversa soprattutto nella grigliatura. Da parte sua Rover fornisce un kit completo per tutto ciò che riguarda motore, meccanica, trasmissione, cambio e quant’altro. Il propulsore è l’originale 2.0 litri (1.997 cc) da 52 cv e circa 136 Nm di coppia. Si tratta di un benzina 4 cilindri in linea, con albero a gomiti nel basamento (su tre supporti), valvole comandate da aste e bilancieri, con quelle di scarico “laterali”. L’alimentazione è con un carburatore Solex invertito. La trasmissione si avvale di un 4×4 inseribile, con differenziale centrale bloccabile, che viene attivato premendo la leva (con pomello giallo), sistemata a lato del tunnel. Il passaggio dai rapporti normali a quelli ridotti e viceversa è, invece, comandato (a veicolo fermo) dall’altra leva (con pomello rosso). Una caratteristica Land che la Minerva conserva è la possibilità di inserire i rapporti ridotti anche con le sole ruote motrici posteriori. Altra peculiarità del sistema è quella che viaggiando in 4×4 con le ridotte, passando ai rapporti normali automaticamente si disinserisce anche il blocco centrale e si torna alla trazione posteriore. Infine il cambio: un 4 marce (con la terza e la quarta sincronizzate), dalla lunga leva sagomata e con la posizione della retromarcia in alto a sinistra a fianco della prima (posizione funzionale per quando si debbono effettuare particolari e rapide manovre d’emergenza tipo “avanti/indietro”). Di Land Rover sono anche i ponti rigidi, le balestre, lo schema delle sospensioni, lo sterzo, l’impianto frenante a 4 tamburi più un quinto tamburo, sull’albero di trasmissione posteriore, per il freno a mano di stazionamento. L’accordo Rover/Minerva prosegue sino al 1956 e mentre la casa inglese introduce la “86 pollici” (che Minerva produrrà in pochi esemplari destinati quasi tutti ad usi civili) una serie di incomprensioni tra le aziende pone fine all’accordo.
La Minerva del nostro servizio è un esemplare rimasto in uso all’esercito belga (come testimonia il simbolo sul parafango anteriore) sino alla metà degli anni ‘80.
Franco Picchiottini, oggi uno dei maggiori esperti italiani ed europei di Land Rover storiche, la scoprì quasi per caso in uno dei suoi viaggi. Questa quasi Land che, come racconta ,“lo incuriosì anche perché aveva il nome della gatta di famiglia” lo attirò tanto che decise di portarsela a casa, malgrado non fosse proprio nelle migliori condizioni. Proprio nel garage di casa iniziò il lungo restauro, mettendo a nudo telaio, carrozzeria, parti meccaniche e via dicendo, che non solo ha reso possibile salvare un esemplare di 4×4 storico importante, ma ha anche dato il via a quella passione per le “Landy”, che si è poi trasformate in professione con la Land Rover Team, azienda che dal 2005 restaura Land d’epoca (e non solo), ma prepara anche i 4×4 inglesi e ne reperisce i ricambi.
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