Sahara: la 2CV 4×4 di Citroen

Nella storia della mitica e “popolare” 2CV Citroen, nata nel 1948 sulla base di un progetto del 1937, attardato dagli eventi della Seconda Guerra Mondiale, entra a gamba tesa, nel 1958, la versione 4×4, ovvero la 2CV Sahara.

La versione “tout terrain” trova origine dalle specifiche richieste ed esigenze della Compagnie Francaise des Petroles (oggi Total), per le sue prospezioni in Algeria, ma anche dalle necessità di enti statali, come le Poste, il Corpo Forestale e l’esercito francese in Algeria e Marocco, di poter disporre di un mezzo di  agile mobilità in situazioni ambientali problematiche. Così, avendo a disposizione la 2CV originale, una vettura a 4 porte, 4 posti, decappottabile, con ampio bagagliaio, mossa da un motore raffreddato ad aria di 425 cc, da 12 cavalli, con cambio manuale a 4 marce e trazione sulle ruote anteriori, motrici e direzionali, prese il via il progetto per un veicolo a trazione integrale leggero, versatile, funzionale e multimpiego.

Per la verità storica la soluzione 4×4 era già stata approcciata da un estroso inventore francese, tale Ms. Bonnafous, montando un secondo motore identico al retrotreno, ma con scarsi risultati pratici soprattutto per seri problemi di sincronizzazione dei due propulsori.

L’idea giusta dei progettisti di Citroen, per risolvere i problemi di utilizzo e sincronizzazione dei motori, fu quella di duplicare e collegare tra loro gli elementi essenziali dedicati a tale funzionalità. Il primo prototipo della 2CV Sahara, come fu battezzata la piccola integrale di Citroën, venne collaudato tra febbraio e marzo del 1958, cui fecero seguito quelli del novembre dello stesso anno e dell’agosto/settembre del 1959, con inizio della produzione e il successivo lancio sul mercato verso la fine del 1960.

A fronte di un aspetto generale simile a quello delle normali 2CV, le Sahara erano assemblate su un telaio specifico, dotato di rinforzi e di skid plate adatti alle maggiori sollecitazioni previste nell’impiego off road, con una carrozzeria specifica ma non aggiornata come avvenne per le normali berline proprio nel 1960. La 2CV Sahara rimase uguale alle prime versioni, con cofano “onduline”, portiere anteriori specifiche (con accesso ai due serbatoi collocati sotto ai sedili anteriori), con il cofano posteriore modificato per consentire il raffreddamento del secondo propulsore, una plancia fatta apposta, con due chiavi e due pulsanti di avviamento e quant’altro necessario alla configurazione dei due motori che potevano essere usati simultaneamente o solo l’anteriore, con il secondo disinseribile a comando.

Tra le particolarità tecniche “rivoluzionarie”, soprattutto per l’epoca, figurava il fatto che ciascun motore disponesse di un suo cambio/differenziale, azionati da un’unica leva, che anche i due acceleratori, uno per propulsore,fossero comandati da un unico pedale e che l’impianto frenante disponesse di 4 freni a tamburo, due davanti e due dietro, posizionati all’uscita dei differenziali.

La 2CV Sahara si faceva riconoscere esternamente per la ruota di scorta alloggiata sul cofano anteriore e per la griglia di protezione della ventola di raffreddamento del secondo motore in evidenza nel leggero cofano posteriore. Prodotta sino al 1966 in soli 694 esemplari anche la Sahara subì qualche aggiornamento nel corso della sua storia tra cui, a pochi mesi dal lancio, la rivisitazione tecnica dei due motori a cilindri contrapposti che, a parità di cilindrata, crebbero sino alla potenza di 14 cv, per un totale di 28 cv, ottenendo un miglioramento nelle prestazioni con 100 km/h di velocità massima.

La Sahara, come del resto le sue sorelle a due ruote motrici, è stata la fida compagna di avventure di appassionati sia in Nordafrica sia in vari angoli del pianeta, inclusa la Francia continentale. Poi, quando l’Algeria proclamò la sua indipendenza, la 2CV a trazione integrale si adeguò politicamente limitandosì a cambiare nome, diventando semplicemente 2CV 4×4 (anche se nel cuore di tutti rimase sempre la 2CV Sahara).

La storia poteva finire qui, ma siccome poche cose sono immortali quanto la 2CV, anche la Sahara riuscì a far parlare ancora di sé quando, nel 1971, la filiale olandese di Citroen, utilizzando parti rimaste in magazzino, assemblò un’ultima 2CV 4×4: la numero 695

 

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